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Alcalá de Henares: cicogne alle porte di Madrid

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Se durante una bella giornata di primavera vi venisse voglia di riposare un po’ dai fasti della capitale e di rifugiarvi sotto i portici di una città più a misura d’uomo, non dovrete fare altro che uscire dalla porta principale di Madrid, la Puerta de Alcalá, e in meno di un’ora di treno vi ritroverete nell’antica Complutum. Ad accogliervi ad Alcalá de Henares appunto, famosa per aver dato i natali a Cervantes e a una delle Università più antiche del mondo, non ci sarà solo il papà di Don Chisciotte, ma anche un centinaio di famiglie di cicogne, annidate tra torri e campanili.

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Dobbiamo ammettere che il birdwatching è stata la sorpresa più rilassante e piacevole della nostra gita ed è riuscito addirittura distrarci dalla nostra tabella di marcia. Le nostre amiche volatili hanno accompagnato tutta la nostra passeggiata culturale complutense, cominciando dal Museo Archeologico Regionale. Il percorso museale, fortemente didattico, ripercorre la preistoria e la storia dell’insediamento  lungo il fiume Henares, da cui il nome attuale, che in arabo vuol dire castello, all’interessante ubicazione idrogeografica risale probabilmente anche l’etimologia del nome latino, che potrebbe significare confluenza di fiumi. Sin dall’epoca romana la città fu un crocevia di culture, ancor più manifesto nell’epoca medievale, quando convivevano perfettamente tre città, la cattolica, la musulmana e la ebraica.

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La sede del museo è uno degli antichi conventi vicini all’Arcivescovado, il suo palazzo pare ospitò il primo incontro tra Cristoforo Colombo e la regina Isabella di Castiglia e importantissimi per la storia di Alcalá furono proprio i suoi signori, arcivescovi di Toledo, e di uno in particolare riparleremo a breve. Attorno alle sue mura trova posto un altro museo, quello delle sculture all’aria aperta, alle quali abbiamo dato un’occhiata prima di rientrare nel centro storico passando per la Porta di Madrid.

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Le feste pasquali hanno segnato la nostra visita e lungo il cammino abbiamo intravisto carri, processioni e penitenti, tanto in chiese e strade come nelle vetrine delle pasticcerie: un assaggio di rosquillas è d’obbligo, così come una pausa ristoro  in una delle tante taverne della calle Mayor.

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Facoltativo invece un gradito riposino stesi sul prato della piazza di San Diego, proprio all’ombra della statua del personaggio chiave al quale abbiamo appena accennato, il cardinal Cisneros. Una comoda postazione per continuare ad osservare gli andirivieni delle cicogne dai loro privilegiati nidi sui palazzi principali e cominciare a studiare la facciata del Collegio di San Ildefonso e le sue statue: gli atlanti che sostengono il peso del sapere e i padri della Chiesa romana, uniti sotto lo sguardo divino da un cordone francescano.

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Il cardinale Francisco Jiménes de Cisneros, arcivescovo di Toledo, confessore di Isabella la Cattolica, grande inquisitore nonché reggente del Regno di Castiglia tra Ferdinando d’Aragona e Carlo I, a lui si deve tanto la fondazione dell’Università, come il finanziamento del prezioso frutto della multiculturalità cittadina, la Bibbia Poliglotta Complutense, prima edizione della Bibbia stampata multilingue, in greco, latino ed ebraico (con parti in aramaico).

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Ai libri è legato anche un importante evento che si celebra proprio a fine aprile, nell’aula magna dell’Università: la consegna da parte del re del Premio Cervantes, il riconoscimento letterario considerato più importante per autori di lingua spagnola. La visita dell’ impressionante paraninfo ci ha permesso di vedere, oltre ai nomi di alcuni celebri studenti passati da queste aule, il riflesso artistico di questo sincretismo culturale nell’evidente commistione di stili, l’arabeggiante mudejar di cui via abbiamo parlato a proposito del Matadero di Madrid, con il plateresco ispirato al rinascimento italiano.

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La piazza principale della città è dedicata al suo figlio più illustre, Miguel de Cervantes, in passato era la piazza del mercato in cui si ci celebravano fiere e feste, compresi i banchetti pubblici che i dottori erano obbligati ad offrire alla città in occasione della proclamazione. Qui si affaccia il Corral de Comedias, gioia dell’architettura del XVII secolo, che prima di diventare teatro propriamente detto, uno dei più antichi in occidente, fu luogo di rappresentazione dei tre generi classici: tragedia, dramma, commedia. Nel secolo d’oro di Calderón de la Barca e Lope de Vega, che proprio qui studiò, gli spettacoli teatrali avvenivano infatti nei pati, cortili centrali di case ed alberghi, un po’ come succedeva in Inghilterra nei teatri elisabettiani. Gli uomini assistevano in piedi, attorno al pozzo e le donne venivano letteralmente stipate nella cazuela, la pentola, il palco centrale così chiamato non si sa se per il caldo dovuto alla mancanza di spazio vitale, o per il ribollire del desiderio provocato dagli sguardi interessati dei moschettieri sottostanti. Dai palchetti laterali invece, o addirittura nascosti dietro le finestre della posada, si godevano le commedie i nobili o chi non si poteva far vedere, le vedove per esempio.

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Il simpatico ragazzo che ci ha accompagnati durante la visita guidata ci ha raccontato questo e altri aneddoti mentre ci portava dietro le quinte del teatro, tra le colonne romane che servivano da sostegno al palcoscenico e le rudimentali macchine per gli effetti speciali. Dopo anni di uso come sala cinematografica ed epoche di abbandono, il processo di restaurazione, molto diverso da quello di un altro importante corral rimasto praticamente intatto, quello di Almagro, sede di un importante festival di teatro classico, ha voluto rispettare la stratificazione, mantenendo perfettamente visibili i passaggi a teatro neoclassico prima, con la costruzione del tetto che migliorò notevolmente l’acustica e romantico con la sua pianta ellittica. Una parte del pavimento della platea lascia intravedere la pavimentazione originale del cortile e il pozzo, la parete di fondo è rimasta quella della casa che si affacciava sul cortile e che serviva da elemento scenografico per le scene di strada.

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Rapiti dalla visita al corral e ipnotizzati dal volo delle cicogne, siamo arrivati tardi per rivisitare per voi la casa natale di Cervantes, vi lasciamo perciò il piacere di scoprirla da soli, contenti di avere più di una scusa per tornare presto ad Alcalá.


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